L’Abbazia di San Benedetto a Castelplanio
Scritto da museosartarelli il 20 Marzo 2018 in Storia
L’abbazia di San Benedetto de’ Frondigliosi di Castelplanio, comunemente chiamata “la badia”, appare per la prima volta nei testi storici nel 1199. La struttura, appartenente all’abbazia di Sant’Elena sull’Esino, nel suo nucleo più antico risale a due secoli prima, quindi attorno all’anno 1000, per poi percorrere senza dubbio la formazione del castello sottostante. Quest’ultimo si formò e consolidò tra il 1200 e il 1300, nello stesso periodo i monaci benedettini dell’abbazia conobbero una forte decadenza, tanto da motivare un assalto da parte delle truppe jesine nel 1294. Da quegli anni in poi, probabilmente, la struttura non fu più abitata dai monaci. Nel 1457 divenne proprietà e residenza estiva dei vescovi di Jesi, subendo varie trasformazioni e adattamenti.
Vi soggiornò, tra gli altri, il cardinal Camillo Borghese, futuro papa Paolo V (1605-1621), questo, vescovo di Jesi per soli due anni (1597-1599), vi soggiornò per una quindicina di giorni nel luglio 1598. Borghese risiedeva a Roma e governava la diocesi mediante un suo vicario generale, fu il primo di una serie di vescovi che, per gran parte del 1600 fino ad oltre la metà del XIX secolo, onorarono con la porpora cardinalizia la sede di Jesi.
L’ultimo cardinale ad abitarla fu Carlo Luigi Morichini, vescovo di Jesi dal 1854 al 1871. Egli prediligeva la “badia” per la pace e la serenità che vi si godeva.
Il sociologo e pastore diocesano Carlo Luigi Morichini, nonché poeta famoso per scrivere versi solo in latino, formò insieme ad altri sacerdoti, tra i più dotti della diocesi, un “circolo letterario”, per trascorrere delle giornate insieme, parlando di cultura e verseggiando in latino.
In una di queste sue “Epistolae”, la VII (vv. 32-34) dedicata a Castelplanio “Arx Planina”, scrive “non ego certe / Planinispernam collis tua munera, Bacche” e cioè” io certo non disprezzerò, o Bacco, i tuoi doni delle colline di Castelplanio”. Questo è un chiaro riferimento alle vigne, e al vino in esse prodotto, che circondavano la “badia” già nel XVII e nel XVIII secolo, come ci mostra un cabreo dell’epoca. Tuttora le poesie di Morichini, di indole fortemente bucolica-virgiliana coniugata con i sentimenti dell’amicizia e della familiarità, sono fonte d’ispirazione.
Prof. Riccardo Ceccarelli