La selva e l’abbazia
Scritto da museosartarelli il 14 Gennaio 2019 in Storia
Era una delle tante selve che sorgevano lungo la valle dell’Esino circa 1.000 anni fa. La chiamavano “Selva santa” e comprendeva pressappoco lo spazio occupato dall’attuale centro abitato di Moie di Maiolati Spontini. L’abbazia, l’attuale chiesa di Santa Maria delle Moie, sorgeva tra le propaggini di questa selva e il fiume Esino, una zona paludosa e lacustre detta “moia”, da cui il nome dell’abbazia stessa. Ci è difficile immaginare l’ambiente di allora: un’abbazia, una selva che quasi la circondava, la strada “romana” al suo fianco, diverse piccole chiese (San Michele delle Moie, San Giovanni di Tralivo, San Pietro di Novaglia), il castello di Moie distrutto dagli jesini nel 1201, tutto fa intendere che, nonostante la selva, la zona fosse ricca di insediamenti. All’usura del tempo sono sopravvissute la strada e l’abbazia. L’antica chiesa, ormai nascosta da tante abitazioni che si sono formate soprattutto nel corso del 1900, sta sfiorando il suo millennio di storia: i monaci rimasero nella chiesa e nell’attiguo monastero – ora caduto – fino alla metà del 1400 quando passò ai canonici della cattedrale di Jesi. Più volte rimaneggiata e restaurata conserva il suo stile romanico, a pianta centrale analoga – anche nelle misure –all’abbazia di San Vittore delle Chiuse ed è costruita in blocchetti squadrati di pietra calcarea. Le monofore creano uno spazio in penombra che facilita la preghiera e il raccoglimento: una preziosa eredità che gli antichi monaci ci hanno voluto lasciare e che quelle pietre ci hanno conservato nei secoli.
Riccardo Ceccarelli