Scritto da museosartarelli
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4 Marzo 2021
in Storia
Le leggende hanno sempre un certo fascino, fanno galoppare l’immaginazione e la fantasia. La storia, ricostruita su documenti, ci avvicina alla verità con l’indubbio fascino delle “cose” avvenute e vissute. Sul Verdicchio la leggenda fu “costruita” negli anni successivi alla secondo conflitto mondiale. Si attribuì a Vincenzo Maria Cimarelli (1585-1662), storico di Corinaldo, questa frase «lo Verdicchio, vino di solar claritade et virtù eccellentissime», che rimandava al re Alarico re dei Visigoti morto nel 410, che ne avrebbe fatto incetta mentre con il suo esercito si avviava verso Roma. Frase forLe leggende hanno sempre un certo fascino, fanno galoppare l’immaginazione e la fantasia. La storia, ricostruita su documenti, ci avvicina alla verità con l’indubbio fascino delle “cose” avvenute e vissute. Sul Verdicchio la leggenda fu “costruita” negli anni successivi alla secondo conflitto mondiale. Si attribuì a Vincenzo Maria Cimarelli (1585-1662), storico di Corinaldo, questa frase «lo Verdicchio, vino di solar claritade et virtù eccellentissime», che rimandava al re Alarico re dei Visigoti morto nel 410, che ne avrebbe fatto incetta mentre con il suo esercito si avviava verso Roma. Frase fortunata che è frutto di fantasia e pura leggenda: l’espressione e il contesto sono inesistenti nel volume del Cimarelli (Istorie dello Stato di Urbino. Libro terzo dell’origine, e successi di Corinalto, Brescia 1642, capitolo II, pp. 5-6). Un falso storico che alimenta ancora la penna di quanti scrivono di Verdicchio, nonostante da oltre venticinque anni la “citazione” del Cimarelli si sia dimostrata immaginaria. Anche Annibale era stato tirato in ballo: avrebbe curato i suoi cavalli ammalati con Verdicchio e Rosso Conero durante le sue scorrerie per l’Italia contro i Romani (218-216 a.C.). Avrà usato il vino dei luoghi attraversati, senz’altro non Verdicchio o Rosso Conero che così certamente non si chiamavano. A volte siamo più disposti a credere alle leggende che alla storia perché con il mito o la leggenda “andiamo lontano”, viaggiamo con la fantasia, la storia invece ci riporta al concreto, ai fatti, a quanto è avvenuto. Per il nostro Verdicchio più delle leggende è attraente la sua storia perché essa ci parla di uomini e di terra, di nostri antenati che su queste nostre colline hanno intrecciato un secolare rapporto virtuoso, storia che nobilita chi l’ha vissuta e quanti continuano oggi, quasi con ostinazione, sui solchi antichi. Le leggende si perdono in fumosità, la storia ci ancora alla terra, alle nostre colline: per il Verdicchio è l’ancoraggio più forte, più resistente e più vero.
(5 gennaio 2013)
Prof. Riccardo Ceccarelli