Scritto da museosartarelli
il
15 Novembre 2018
in Storia
È un nome unico in Italia. Non si sa bene quale sia la sua origine. Il merlo, o smergo, effigiato nello stemma comunale ci porta fuori strada, né il cormorano – uccello marino – di cui pure si è parlato non può esserne la spiegazione. Il suo nome medioevale di “Castrum Meragii” invece può darci qualche illuminazione. “Mèrago” da ‘mera’, zona paludosa, lacustre, che ovviamente si trovava ai suoi confini lungo il fiume Esino. Poi lo stesso nome si trasferì più alto dove sorse il “castrum”, insediamento fortificato, nel corso del XII secolo. Fu sempre sottomesso al Comune di Serra San Quirico, dovendolo omaggiare ogni anno, in segno di sudditanza, di un vessillo o ‘pallio’: detta sottomissione – male accettata e vissuta – si concluse con l’autonomia civile concessa da papa Leone XII nel 1827 e quella, come parrocchia, da Papa Gregorio XVI nel 1843. Dal 1926 al 1946 fu unito a Rosora costituendo il Comune dì Rosora-Mergo. A valle, nell’attuale zona denominata Angeli di Mergo, un tempo Castelluccio, nel corso di scavi programmati sono emersi numerosi reperti archeologici che testimoniano una domus rustica d’epoca romana. Mergo, adagiato su una collina tra Rosora e Serra San Quirico, quasi nascosto alla vista di chi sale verso il castello, tra i filari dei vigneti, conserva ancora la sua antica fierezza (Serra San Quirico riteneva gli abitanti di Mergo dei ‘ribelli’), unita alla vivibilità di un territorio rimasto pressoché integro.
Prof. Riccardo Ceccarelli