ブログ

これは、ヴェルディッキョというワインの世界に捧げられ書かれたものです。 ヴェルディッキョの最新ニュースやミュージアムの活動内容をはじめ、ヴェルディッキョという品種を深く掘り下げたあらゆるコンテンツが掲載されています これらは全て、ヴァッレ デッレージノ地方に名を残すヴェルディッキョの研究者、故チェッカレッリ博士の功績であり、彼の偉業なしにはこのブログも世に出ることはなかったのです。 彼の偉大な功績をたたえるため、わたしたちは彼の言葉を後世に語り継いでゆくことにしたのです。 その多くは未発表であった博士の論文、特に、この地のエコシステムを支える伝統、そこに暮らす人々、彼が愛してやまなかったこの地の素晴らしい自然などについて書かれたものを通じて、それら全てがヴェルディッキョというワインを世界で唯一無二の存在たらしめているのだということを伝えるために。

XI FORUM INTERNAZIONALE DELLA CULTURA DEL VINO.

XI FORUM INTERNAZIONALE DELLA CULTURA DEL VINO.

By museosartarelli on 3 7月 2018 in ニュース・展示会

Roma, Lunedì 2 luglio 2018.
Organizzato dalla Fondazione Italiana Sommelier, alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il Presidente Franco Ricci ha invitato alcuni produttori italiani, giornalisti di settore e sommelier.
Onorati di essere stati resi partecipi di un incontro e di un momento di scambio così importante
per il mondo del vino, che è non solo economia, ma anche cultura e rappresenta fieramente il brand “Made in Italy” e il saper fare tipico italiano.

Il vino è cultura, il vino è italianità, il vino è tempo, il tempo che cambia. C’è un sempre maggior avvicinamento delle persone alla cultura del vino e al saper bere bene, così come sempre maggiori sono la volontà e la capacità di far conoscere il vino italiano anche in Paesi lontani sulla carta e nella mente. L’Italia è il Paese al mondo con il più alto numero di varietà tipiche e autoctone così come il settore agro-alimentare, in particolare quello del vino, è fra i settori trainanti per l’economia italiana. È lo specchio della buona e colta Italia!

Visiti il sito della Fondazione Italiana Sommelier: Bibenda – Fondazione Italiana Sommelier

Grazie alla Fondazione Italiana Sommelier, al suo presidente Franco Ricci e al Presidente Mattarella per la vicinanza dimostrata al mondo del vino italiano!

Degustare il Verdicchio

Degustare il Verdicchio

By museosartarelli on 5 6月 2018 in 歴史

Degustare il vino, non solo berlo, meno ancora tracannarlo, peggio ancora ubriacarsene: è così anche per il Verdicchio. Esso va assaggiato, assaporato, centellinato. È la modalità più appropriata per valorizzare il nostro vino, per dare cioè al migliore prodotto della nostra terra quella giusta conoscenza che esso merita, insieme al ruolo che da secoli esso ha avuto e riveste ancora nella cultura della nostra gente.
Conoscere per apprezzare.
Cosa si deve dunque conoscere del Verdicchio?
Innanzitutto il suo “essere frutto del terra e del lavoro dell’uomo”. La terra che lo produce, le sue condizioni geomorfologiche e microclimatiche che influiscono in maniera essenziale sul prodotto stesso, il vitigno nella sua specificità e il suo rapporto unico con i luoghi di coltivazione. Poi quanto l’uomo con il suo impegno, la sua passione, la sua ricerca, vi porta nell’esaltare il “prodotto della vite”, nel perfezionarlo, nel farlo rimanere il più possibile espressione di quella terra e di quel territorio. Prezioso il contributo del sommelier che guida alla scoperta dei sentori identitari attraverso l’osservazione, la percezione olfattiva e il gusto. Ogni passaggio va correlato ad approcci che ne analizzano gli aspetti più essenziali: il colore e le sue tonalità, le fragranze, i profumi e i sapori. Conoscere, assaporare, degustare il Verdicchio è una festa: una gioia per gli occhi, una delizia per l’olfatto, una soddisfazione per il gusto; è poi un momento esaltante: nel Verdicchio infatti si “nasconde” gran parte della storia della nostra terra e dei castelli dove esso è prodotto, storia attuale e dei secoli passati, vicende di passione e di lavoro instancabile, di imprenditoria, di intuizioni, di festose aggregazioni popolari. Il Verdicchio, come ogni altro vino, chiede questa applicazione dell’intelligenza per svelare tutte le sue “doti inconfessate”, abusarne invece, oltre che oscurare l’intelligenza, diventa una palese offesa e un altrettanto chiaro tradimento del vino stesso. Degustare il Verdicchio allora per rispettarlo e rispettarci.

Riccardo Ceccarelli

Ogni colle, un castello

Ogni colle, un castello

By museosartarelli on 15 5月 2018 in 歴史

Non è una rarità la conformazione abitativa del nostro territorio, quello dei “Castelli di Jesi”, che da il nome al vino che vi si produce, sta di fatto che su ogni collina si erge un castello ma oggi, purtroppo, non lo notiamo quasi più. Con lo sviluppo che ha avuto il fondo valle, sia del fiume Esino che del Misa, l’intero territorio ha subito una trasformazione radicale. Fino ad un secolo e mezzo fa c’erano solo i castelli sui cocuzzoli delle colline o adagiati sulle propaggini delle loro sommità, le aree boschive erano molto estese e nelle parti più remote i monaci, già prima del X secolo, vi avevano costruito eremi, dimore e piccole chiese. Ma erano i castelli a dominare l’intero paesaggio. Si era costituiti come luogo di difesa e le cinte murarie ne costituivano baluardi sicuri. Il palazzo pubblico e le chiese furono i primi edifici in muratura all’interno del castello, le case in legno ben presto furono sostituite da costruzioni in pietra o mattoni, più solide dunque, segno di un’economia florida e aperta ai commerci. Si consolidarono le oligarchie famigliari e paesane che ebbero per secoli la direzione amministrativa e politica dei singoli castelli. Jesi li aveva dal Duecento sottomessi quasi tutti, unica era la legge, gli “Statuti” e unico lo stemma: il leone rampante messo sulla porta di ogni castello, segno di padronanza e di soggezione. Amministrazioni autonome ma legate a quella jesina con un “capitano” nominato da Jesi che vigilava, con tasse nettamente rispetto a quelle di Jesi. Gli “Statuti” privilegiavano con norme molto dettagliate ogni aspetto della vita politica e sociale ed economica, mentre le coltivazioni del grano, dell’olivo e della vite avevano una tutela particolare; forse anche per questo sulle nostre colline, che furono progressivamente disboscate, il grano, l’olivo ma soprattutto la vite, si impadronirono di aree estese. Così furono per secoli, come disegnate da un artista.

Riccardo Ceccarelli

Verdicchio celebrates 50 years!

Verdicchio celebrates 50 years!

By museosartarelli on 3 5月 2018 in ニュース・展示会

It was on August 11th, 1968 that by legislative decree DOC (controlled designation of origin) status was granted to Verdicchio dei Castelli di Jesi.

Since that day, 50 years have passed, half a century of success and satisfaction. An important achievement which needed to be properly celebrated! For this reason we decided to pay tribute to this golden, precious nectar, by organizing a meeting at our “In Verdicchio Veritas Museum”. A convention different from the usual, which was wanted by the whole Sartarelli family, together with Professor Riccardo Ceccarelli, who is a historian at the Deputazione di Storia Patria per le Marche e dell’Accademia dei Georgofili di Firenze, as well as the historian who took care of our museum.

There was a gratifying attendance of journalists, national and international wine business professionals, producers and colleagues as well as the institutions, among whom mayors of the Castles of Jesi and other representatives of the Marche region.

After the introduction and opening by the mayor of Poggio San Marcello, Avv. Tiziano Consoli, and the mayor of Jesi, Dott. Massimo Bacci, we wanted to retrace briefly Verdicchio’s history, a symbol of le Marche, trying to analyze all aspects with a view to its future and future trends.

The lecturers’ important speeches started with the general secretary of the Chamber of Commerce of Ancona, Dott. Michele De Vita, who has analysed the companies of the wine business of this region with particular focus on their export trends, followed by Dott. Federicco Castellucci, honourary general director of the OIV (International Organisation of Vine and Wine), and president of the Federazione Nazionale Vitivinicola di Confagricoltura. He has conducted a deeper, more detailed analysis of statistics of the production and consumption of wine, as well as export figures on an international scale.

Of particular importance and interest were the speeches of Ian D’Agata, author of Native Wine Grapes of Italy, and senior editor at Vinous, and also Paolo Massobrio, journalist and author of ilGolosario, who have examined in depth this indigenous grape variety, its uniqueness and authenticity. In fact, if planted elsewhere, this variety would not have the same perfect environment to reach the same excellent characteristics. At the same time, this variety has been praised for both its versatility in the production of a wine which is the symbol of the Marche region in terms of excellence and the most awarded wine in Italy, and also for its extraordinary long aging capacity.

Through the eyes of another speaker, Chef Mauro Uliassi, we were taken on a virtual tour of the Marche region, thanks to the pairing of Verdicchio with local food. He introduced the topic of Verdicchio in the kitchen, telling beautiful stories of our region, its discretion and dignity. A region which has been out of the spotlight for a long time, but is now revealing its endless splendor to everyone.

The convention was then concluded by the President of the Marche region, Dott. Luca Ceriscioli, who wanted to pay tribute, together with everyone else, to our beloved Verdicchio.

La “capitale del Verdicchio”

La “capitale del Verdicchio”

By museosartarelli on 16 4月 2018 in 歴史

Tutto il territorio “Castelli di Jesi” è oggi riconosciuto e apprezzato come la “capitale del Verdicchio”. Una dizione e un titolo che furono dati, ormai più di settant’anni fa a Cupramontana, da Guido Podaliri sul quotidiano La Tribuna del 9 luglio 1939. Non era un’invenzione, bensì un riconoscimento che andava ad un territorio che da decenni, se non da qualche secolo, privilegiava la coltivazione dell’omonimo vitigno, producendo un vino affermato in quegli anni sui mercati italiani. Iniziative come la Cattedra Ambulante di Viticoltura ed Enologia, affidata al prof. Riccardo Callegari di Conegliano Veneto, aperta nell’agosto del 1893, e la prima edizione della Sagra dell’Uva del 1928, furono volute proprio per perfezionare la coltivazione del verdicchio e promuovere la conoscenza del relativo vino. La coltivazione specifica di questo vitigno si andava estendendo dalla seconda metà dell’Ottocento quando, l’allora direttore della Regia Scuola Enologica di Conegliano, prof. Giambattista Cerletti, inviato nel 1886 a Cupramontana dal Ministero dell’Agricoltura, Industria e Commercio, nella relazione per lo stesso ministero, sottolineava come il territorio di Cupramontana fosse «eminentemente vinicolo e la produzione discretamente buona». Una realtà produttiva che si era andata potenziando dal Sei-Settecento, grazie all’esportazione dei vini nelle regioni limitrofe, raggiungendo città anche lontane. A Cupramontana “capitale del Verdicchio”, si sono poi aggiunti tutti i Castelli di Jesi il cui territorio, sia per le condizioni microclimatiche sia per la conformazione del terreno, ha ormai caratterizzato questo vino in maniera decisiva con una sua marcata peculiarità. Un titolo ormai storicizzato che ampliando la sua valenza da Staffolo a Serra de’ Conti, da Serra San Quirico a Castelbellino, rimane un punto fermo non per una rivendicazione oggi insignificante, quanto per un territorio e una terra che hanno saputo esprimere, ed esprimono tuttora, nella produzione del verdicchio un’autentica eccellenza.

 

Prof. Riccardo Ceccarelli

L’Abbazia di San Benedetto a Castelplanio

L’Abbazia di San Benedetto a Castelplanio

By museosartarelli on 20 3月 2018 in 歴史

L’abbazia di San Benedetto de’ Frondigliosi di Castelplanio, comunemente chiamata “la badia”, appare per la prima volta nei testi storici nel 1199. La struttura, appartenente all’abbazia di Sant’Elena sull’Esino, nel suo nucleo più antico risale a due secoli prima, quindi attorno all’anno 1000, per poi percorrere senza dubbio la formazione del castello sottostante. Quest’ultimo si formò e consolidò tra il 1200 e il 1300, nello stesso periodo i monaci benedettini dell’abbazia conobbero una forte decadenza, tanto da motivare un assalto da parte delle truppe jesine nel 1294. Da quegli anni in poi, probabilmente, la struttura non fu più abitata dai monaci. Nel 1457 divenne proprietà e residenza estiva dei vescovi di Jesi, subendo varie trasformazioni e adattamenti.

Vi soggiornò, tra gli altri, il cardinal Camillo Borghese, futuro papa Paolo V (1605-1621), questo, vescovo di Jesi per soli due anni (1597-1599), vi soggiornò per una quindicina di giorni nel luglio 1598. Borghese risiedeva a Roma e governava la diocesi mediante un suo vicario generale, fu il primo di una serie di vescovi che, per gran parte del 1600 fino ad oltre la metà del XIX secolo, onorarono con la porpora cardinalizia la sede di Jesi.

L’ultimo cardinale ad abitarla fu Carlo Luigi Morichini, vescovo di Jesi dal 1854 al 1871. Egli prediligeva la “badia” per la pace e la serenità che vi si godeva.

Il sociologo e pastore diocesano Carlo Luigi Morichini, nonché poeta famoso per scrivere versi solo in latino, formò insieme ad altri sacerdoti, tra i più dotti della diocesi, un “circolo letterario”, per trascorrere delle giornate insieme, parlando di cultura e verseggiando in latino.

In una di queste sue “Epistolae”, la VII (vv. 32-34) dedicata a Castelplanio “Arx Planina”, scrive “non ego certe / Planinispernam collis tua munera, Bacche” e cioè” io certo non disprezzerò, o Bacco, i tuoi doni delle colline di Castelplanio”. Questo è un chiaro riferimento alle vigne, e al vino in esse prodotto, che circondavano la “badia” già nel XVII e nel XVIII secolo, come ci mostra un cabreo dell’epoca. Tuttora le poesie di Morichini, di indole fortemente bucolica-virgiliana coniugata con i sentimenti dell’amicizia e della familiarità, sono fonte d’ispirazione.

Prof. Riccardo Ceccarelli

Confindustria young entrepreneurs group (Marche Nord) Christmas dinner

Confindustria young entrepreneurs group (Marche Nord) Christmas dinner

By museosartarelli on 22 12月 2017 in ニュース・展示会

On Monday, December 18 the Sartarelli company was the meeting point for all the members of the Young Confindustria Marche Nord (one of the most important Italian business associations). This meeting is usually held at the end of the year to celebrate all together with the magic of Christmas the past working year and their co-operative efforts. The big tasting room of the Sartarelli Museum was the frame for this lovely evening. It has started with a guided tour of the winery so as to introduce all the association’s friends and members to the world of Verdicchio and to make them fully aware of its story and traditions. A pleasant atmosphere which allowed the group of young entrepreneurs to discuss and to draw their conclusions of the year 2017 and plan for 2018. The event then continued with an elegant 5-course gourmet dinner. Each course was accompanied by a careful selection of our wines. The evening ended with the exchange of Christmas wishes and with the hope that 2018 will be full of joy and prosperity.
Cheers!

当社とヴェルディッキオ

当社とヴェルディッキオ

By museosartarelli on 19 12月 2017 in 歴史

サルタレッリ社は1972年よりヴェルディッキオワインを製造しており、当社の製品カタログにはヴェルディ ッキオの名称のみが記載されております。

当社の創設当初から我が郷土の主要産品のひとつであるヴェルディッキオ・デイ・カステッリ・ディ・イエー ジの貴重性を常に主張してきました。その結果、当社製品の品質は高いレベルに達し、イタリア国内のみ ならず国際的なワイン品評会において数々の栄誉ある賞を受賞しました。

それは当社にとって正しい選択だったと言えるでしょう。なぜなら、当社の農園は数世紀にわたりヴェルデ ィッキオの土地であるからです。 もちろんこの土地では他の葡萄品種も同様に成長します。 しかしヴェル ディッキオにとってはこの土地の持つ地形と気候の特質が最高の生息地となる結果となりました。それは このワインを感覚や嗅覚に快い刺激を与える性質により、他では真似のできないものにしました。このよう にしてヴェルディッキオは、「我が丘のゴールド(金)」となり、それはエジーノ渓谷の中心であるとともに、ア ンコーナ県、ひいてはマルケ州の中心となったのです。

当社は、ポッジオ・サン・マルチェッロ村の丘陵地帯に囲まれた19世紀に建てられた農家の家屋で誕 生しました。その場所に隣接して2017年6月にショップや展示室、会議室、イヴェントルームを備えた建 物が新たにオープンしました。

この新しい建物には「ヴェルディッキオ・ヴェリタス・ミュージアム」と呼ばれる貴重な歴史を探訪するツアー があります。それはヴェルディッキオの歴史を辿ることと共に当社の選択の歩みを説明させていただくツア ーです。 このツアーでは、ローマ時代から中世にかけてのヴェルディッキオ・デイ・カステッリ・ディ・イエー ジの葡萄栽培の領域、また、ヴェルディッキオが特定の存在だった16世紀初めからその斬新な成長に至 る19世紀、そして、20世紀の繁栄などをテキストや文献、数々の貴重な画像を参照しながら見学できま す。 ツアーの終わりには、もちろん特別なヴェルディッキオのワインで楽しいひとときをお過ごしいただけ ます。

ヴェルディッキオの真理とヴェルディッキオにある真理